Chi siamo

Il Gabbiano al Pigneto.

Chi siamo

Il Gabbiano al Pigneto.

Tempo, territorio
tradizione e tecnica

Sandro e Samuele: la generazione continua.

Dal 1985 il ristorante Il Gabbiano si affaccia su Via Alberto da Giussano, nuova meta della “movida” romana, nel cuore del Pigneto, quartiere ricco di storia e memorie.

Luogo denso di relazioni e di umanità, il Pigneto ha fatto da sfondo ai più bei film del neorealismo e non solo: da “Roma città aperta” a “Bellissima”, da “domenica della brava gente” a “Il ferroviere”, da “L’audace colpo dei soliti ignoti” fino ad “Accattone” di Pasolini.

E’ un’isola urbana fatta di villini e casette isolate, di giardini e viuzze d’altri tempi affolate di storie, di voci, di policromie e idee in movimento. Oggi è un “cantiere culturale” che ospita intellettuali, artisti e personaggi dello spettacolo attratti da un micro-mondo da cui osservare la contemporaneità senza ignorare la memoria.

Il Gabbiano è la perfetta sintesi di questo equilibrio perché dischiude prospettive di tempo e suggerisce immagini di luoghi. Lo fa con il suo menu di terra e di acqua, di ieri e di oggi, d’istinto e d’impegno. Con sincerità e buonsenso.

Sono quattro “T” i pilastri della filosofia di Sandro Arleo, chef-patron poco incline a mode ed effimere esaltazioni gastronomiche. La sua è una tavola del tempo e del territorio che vive di stagionalità, di freschezza e di materie prime che detestano viaggiare.

Ma è anche una cucina che crede al valore delle tradizioni: quella romanesca come quella lucana, napoletana, siciliana, ligure o veneta. Su tutto la tecnica, quel bagagliaio di capacità ed esperienza che esalta la perfezione degli ingredienti e concorre al benessere dei commensali.

Tempo, territorio
tradizione e tecnica

Sandro e Samuele: la generazione continua.

Dal 1985 il ristorante Il Gabbiano si affaccia su Via Alberto da Giussano, nuova meta della “movida” romana, nel cuore del Pigneto, quartiere ricco di storia e memorie.

Luogo denso di relazioni e di umanità, il Pigneto ha fatto da sfondo ai più bei film del neorealismo e non solo: da “Roma città aperta” a “Bellissima”, da “domenica della brava gente” a “Il ferroviere”, da “L’audace colpo dei soliti ignoti” fino ad “Accattone” di Pasolini.

E’ un’isola urbana fatta di villini e casette isolate, di giardini e viuzze d’altri tempi affolate di storie, di voci, di policromie e idee in movimento. Oggi è un “cantiere culturale” che ospita intellettuali, artisti e personaggi dello spettacolo attratti da un micro-mondo da cui osservare la contemporaneità senza ignorare la memoria.

Il Gabbiano è la perfetta sintesi di questo equilibrio perché dischiude prospettive di tempo e suggerisce immagini di luoghi. Lo fa con il suo menu di terra e di acqua, di ieri e di oggi, d’istinto e d’impegno. Con sincerità e buonsenso.

Sono quattro “T” i pilastri della filosofia di Sandro Arleo, chef-patron poco incline a mode ed effimere esaltazioni gastronomiche. La sua è una tavola del tempo e del territorio che vive di stagionalità, di freschezza e di materie prime che detestano viaggiare.

Ma è anche una cucina che crede al valore delle tradizioni: quella romanesca come quella lucana, napoletana, siciliana, ligure o veneta. Su tutto la tecnica, quel bagagliaio di capacità ed esperienza che esalta la perfezione degli ingredienti e concorre al benessere dei commensali.